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A cento anni dalla nascita e quaranta dalla morte L’Aquila celebra Angiolo Mantovanelli, importante artista della seconda metà del Novecento, con la mostra “Mantovanelli – Pittore e scenografo veneto a L’Aquila (1951-1981)”, nella One Gallery, a cura del critico d’arte e saggista Antonio Gasbarrini.

La retrospettiva dedicata allo scenografo del Teatro Stabile dell’Aquila è un omaggio all’artista veronese della sua città di elezione, in cui si era trasferito nel 1951, presto protagonista della maggiori rassegne d’arte regionali e nazionali.

La mostra, che segna anche la riapertura dello spazio espositivo (in via Roma 67) diretto da Francesca Pompa, sarà inaugurata il 5 agosto e resterà allestita fino al 6 settembre, visitabile dal martedì al sabato dalle 16 alle 20. Ingresso libero.

Le opere pittoriche di Mantovanelli e la documentazione grafica e documentale delle sue creazioni di scenografo dello Stabile aquilano sono visibili oltre che nella mostra anche nel catalogo che la correda, pubblicato da One Group Edizioni, con contributi dello scomparso critico e storico dell’arte Enrico Crispolti, dello scrittore e drammaturgo Errico Centofanti, del curatore Gasbarrini.

 

Patrocinio di Comune, Teatro Stabile d’Abruzzo, Accademia di Belle Arti.

 

Natali a Trevenzuolo nel 1920, formazione all’Accademia di Belle Arti a Bologna e all’Accademia di Brera a Milano, Angiolo Mantovanelli aveva lavorato alle scenografie di spettacoli lirici all’Arena di Verona e di prosa al Teatro romano prima di giungere nel 1951 a L’Aquila per insegnare disegno negli istituti medi e superiori. Nel 1955 l’incarico di istituire la Scuola d’Arte all’Aquila, di cui diventò direttore. Nel 1964 riprese l’attività di scenografo con lo Stabile aquilano, direttore del laboratorio di scenografia e curatore di molti spettacoli nelle stagioni dal 1964 al 1967. Nel 1966 disegnò le scene del memorabile L’Avventura di Maria di Italo Svevo, prima mondiale al Festival dei Due Mondi di Spoleto.

 

Scrive il curatore Antonio Gasbarrini: «Pur se contenuta nel numero delle opere esposte, la retrospettiva documenta sufficientemente l’instancabile ricerca, non solo formale-linguistica, d’un artista ch’era sempre stato in sintonia con le problematiche estetiche del proprio tempo (…). E, se i visionari collages cronachistici degli anni Sessanta faranno da contrappunto alle nature morte e paesaggi dall’impianto materico informale del decennio precedente, sarà il forte richiamo d’una “pittura-pittura colta”, assorbita prevalentemente nella giovinezza in terra veronese, ad affinare sia il registro espressivo che tematico ispirato ai vari Pisanello, Piero della Francesca, Rembrandt. Sfociato nel 1978 nella personale “Omaggio a Le Corbusier” tenuta a L’Aquila nella interdisciplinare quanto battagliera “Officina Culturale 77” (da me diretta) attiva negli spazi della tipografia gestita dall’indimenticabile Claudio Del Romano».

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