Riapre in via straordinaria per la sola mattinata di domenica 17 febbraio il Museo del gatto – Collezione Paolo Gambacurta, a Teramo.

Domenica 17 febbraio in tutta Italia è la Festa del gatto. Per l’occasione il Comune di Teramo garantirà l’apertura del Museo del gatto – Collezione Paolo Gambacurta, raccolta ospitata dalla fine del 2016 nell’antica Casa Urbani, in via del Pensiero. Orario di visita 10-13.
Dal 1991 il felino domestico ha una festa tutta sua: la data del 17 febbraio fu scelta dai lettori di Tuttogatto con un referendum lanciato sulla rivista dalla giornalista Claudia Angeletti. La proposta vincitrice fu quella di Oriella Del Col che motivò così la sua idea: febbraio è il mese dell’Acquario, segno zodiacale degli spiriti liberi e anticonformisti, come in effetti sono i gatti; inoltre, nelle credenze popolari febbraio veniva considerato il mese dei gatti e delle streghe e il numero 17 portatore di sventura, stessa fama in tempi passati riservata al gatto.
Perseguitato dalla superstizione, il gatto se l’è vista brutta ai tempi dell’Inquisizione, bruciato insieme a povere innocenti ritenute streghe. E tuttora il gatto nero, equiparato al demonio da papa Gregorio IX nel 1233, è accompagnato da negative credenze popolari.

Il Museo del gatto “Paolo Gambacurta” è stato inaugurato a Teramo il 20 dicembre 2016, allestito nella medioevale Casa Urbani. Ricco di circa 500 pezzi, è una raccolta unica in Italia, appartenuta al professore e poeta scomparso nel 2003.
Nato a Foligno (nel 1943) ma trasferito giovanissimo con la famiglia a Teramo, dove ha sempre vissuto tranne una parentesi d’insegnamento nel Padovano nei primi anni Settanta, Paolo Gambacurta era un grande amante dei gatti, un collezionista e viaggiatore, uomo colto e affascinante affabulatore. Nell’arco di una vita e di tanti viaggi in Italia e all’estero aveva messo insieme una vastissima collezione dedicata ai gatti, tra sculture, statuette, dipinti, stampe, incisioni, cartoline, francobolli, soprammobili, maschere, carte da gioco, tazze e chicchere, piatti e piattini, bollitori, teiere, biscottiere, orologi, appliques, poster, libri, calendari, ninnoli e altro ancora. Soggetto sempre il gatto.

Qualche anno fa le sorelle di Paolo, Rita e Bianca Maria Gambacurta, hanno voluto rendere fruibile al pubblico la collezione donandola all’Izsam – Istituto zooprofilattico sperimentale di Abruzzo e Molise “Caporale” affinché realizzasse a Teramo un museo del gatto.
L’Istituto ha provveduto al lavoro di catalogazione e documentazione fotografica di tutto il materiale. Poi è stata trovata la collaborazione del Comune di Teramo, che ha messo a disposizione Casa Urbani. Il progetto del museo è stato curato da Paola Di Felice, a lungo direttrice del Polo museale teramano, anche curatrice, con l’architetta Antonietta Adorante, dell’allestimento, poi realizzato da Cianetti Stampe.

Tra i pezzi più preziosi vi sono olii e acqueforti dell’Ottocento, due dipinti di Novella Parigini, cartoline francesi del primo Novecento, gatti egiziani di lapislazzuli, alabastro, ossidiana, terracotta, dei magnifici pezzi cinesi in porcellana e smalti.
Tra gli oggetti più rari un gatto cinese poggiatesta per fumatori d’oppio (primo Novecento) e gatti giapponesi maneki-neko, o “gatto che invita”, simbolo di prosperità in affari e di protezione delle case, raffigurati con una zampa alzata e con sacchetti di monete.

Paolo Gambacurta aveva acquistato in giro per il mondo pezzi di ogni epoca, scovandoli col fiuto del collezionista nei negozi di antiquariato e modernariato, dai rigattieri, nelle case d’asta, o confusi tra le paccottiglie delle bancarelle.
Pezzi pregiati di vario materiale, soprattutto ceramica policroma dipinta a mano, e poi legno, marmo, gesso smaltato, vetro di Murano, alabastro, latta, cartapesta, alluminio, terracotta. Gli oggetti provengono oltre che dall’Italia da tutta Europa, Nord e Sudamerica, Africa, e da India, Cina, Giappone, Cambogia, Indonesia, Filippine, Corea, in un autentico giro del mondo
