Gli ultimi anni di vita di don Giovanni Minzoni sono raccontati nel film “Oltre la bufera” di Marco Cassini, in programma allo Smeraldo Cinema di Teramo lunedì 4 novembre.

Dopo gli applausi della prima nazionale il 10 ottobre all’Apollo di Ferrara e della presentazione al Maxxi di Roma il 23 ottobre nella sezione autonoma “Alice nella città” della Festa del Cinema, il film “Oltre la bufera”, opera seconda del 33enne regista teramano, viene proiettato lunedì 4 novembre a Teramo nella multisala Smeraldo Cinema, alle ore 18 e alle ore 21.30 (biglietto 7.50 euro, ridotto 5 euro).
Saranno presenti Marco Cassini, l’attore protagonista Stefano Muroni e Valeria Luzi, che hanno collaborato con Cassini alla sceneggiatura, sulla base di un’idea di Muroni, e hanno prodotto il film con la loro Controluce Produzione, sostenuta dalla Regione Emilia-Romagna.

La proiezione teramana di “Oltre la bufera” è stata presentata in municipio da Marco Cassini insieme al sindaco Gianguido D’Alberto e all’assessore alla cultura Andrea Core.

“Oltre la bufera”, girato nell’aprile 2018 nei luoghi di don Giovanni Minzoni, tra Ferrara, Argenta, Mèsola, Portomaggiore, ha richiesto oltre un anno di lavoro in post produzione, fase in cui sono intervenuti altri due talenti teramani, Martina Colli per il commento musicale ed Ermanno Di Nicola, per correzione colore ed effetti speciali.
Oltre 70 ruoli, tra protagonisti, ruoli secondari, piccoli ruoli, figurazioni speciali e comparse, per un totale di 100 costumi d’epoca, firmati da Luigi Bonanno, uno dei costumisti di Tornatore, e con la supervisione di Remo Buosi per le divise militari.
La pellicola vede oltre 15 location interamente ricostruite sia in interno che in esterno e la presenza, in alcune scene, di macchine originali del 1923 e mezzi della Prima Guerra mondiale.

La vicenda raccontata nel film inizia nel 1919, alla fine della Grande Guerra, quando don Giovanni Minzoni torna alla sua parrocchia ad Argenta, in provincia di Ferrara, per tentare di riorganizzare la vita sociale e culturale della comunità, cercando di aggregare nel vecchio ricreatorio i ragazzi dispersi nelle campagne.
I socialisti, cappeggiati dall’assessore comunale Natale Gaiba (interpretato da Rosario Petìx), dimostrano apertamente il loro disprezzo nei confronti della Chiesa e di quel prete. Ma proprio quando i rapporti coi socialisti sembrano prendere la piega della comprensione e della collaborazione, un’altra forza politica il suo ingresso nella Storia e nel piccolo paese emiliano.
Augusto Maran (interpretato da Pietro Cardano), insegnante rancoroso, tornato anch’egli dalla guerra, sente che è il momento giusto per conquistare il potere locale, a costo di compiere atti violenti.
Il fascismo sta prendendo piede nelle città e nelle campagne di tutta Italia e anche ad Argenta iniziano i primi tumulti, le prime aggressioni, che sfociano nell’uccisione di Gaiba.
I paesani, persa ogni speranza, si aggrappano a don Minzoni, ultimo uomo giusto rimasto, l’unico che può arginare la forza distruttiva della gente in camicia nera.
Il parroco risponde agli atti vili con la creazione delle prime cooperative femminili e con la costruzione di un teatro per ragazzi.
Il fascismo, d’altro canto, cerca di portare il parroco dalla propria parte offrendogli il ruolo di cappellano della milizia. L’animo puro del prete resiste a ricatti e minacce di Maran e la sua banda.
La notte del 23 agosto del 1923 don Giovanni Minzoni viene ucciso per mano fascista.
