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Un libro racconta la storia della liquirizia in Abruzzo, dai primi opifici atriani all’industria Saila a Silvi. Una storia di lignite, uomini, liquirizia.

Il  libro di Adriano De Ascentiis “Storia della liquirizia in Abruzzo” (168 pagine, 20 euro) viene presentato sabato 22 dicembre a Teramo, alle ore 18, nell’auditorium Santa Maria a Bitetto (in via Stazio 48).

 

L’incontro è organizzato dalla casa editrice Ricerche&Redazioni, che edita il volume, in collaborazione con la Condotta Slow Food Pretuziana, la  sezione di Teramo del Wwf, l’Ordine degli architetti della provincia di Teramo.

 

Con l’autore intervengono Luigi Ponziani, assessore comunale alla cultura, Marcella Cipriani, fiduciaria Condotta Slow Food Pretuziana, Silvia De Paulis, componente il comitato esecutivo Slow Food nazionale, e Dante Caserta, vice presidente Wwf Italia.

Il volume di Adriano De Ascentiis, con presentazione del naturalista Aurelio Manzi, racconta per la prima volta la storia della presenza, coltivazione e trasformazione della liquirizia in Abruzzo, con un focus sulla città di Atri: dalle prime testimonianze della lavorazione della liquirizia nel territorio atriano, con la lunga storia degli opifici locali, dai de Rosa ai Menozzi, alla presenza a Silvi della Saila (Società per azioni industria liquirizia abruzzese).

 

Sin dall’antichità la radice di liquirizia è stata utilizzata dall’uomo come farmaco, fino a quando, intorno al Settecento, ne vennero scoperti gli utilizzi alimentari e dolciari.

 

L’autore ripercorre le vicende che legano questa radice all’Abruzzo, soprattutto alla fascia costiera. Un viaggio che, attraverso un’approfondita ricerca d’archivio, permette al lettore di tuffarsi nelle storie che hanno consentito la nascita di una vera e propria economia, con opifici, operai e contadini per un lungo periodo attori di un processo di industrializzazione di territori strettamente legati all’agricoltura di sostentamento e alla pastorizia.

 

Nei vari capitoli del volume informazioni inedite, racconti di vita, fotografie, cartografie e stampe antiche che aiutano a comprendere il forte legame di queste terre con la “radice dolce”.

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