Il 18 novembre 1928, al Colony Theatre di New York, debutta nel cortometraggio “Steamboat Willie” Mickey Mouse, personaggio animato creato da Walt Disney e Ub Iwerks nei Walt Disney Studio.
In Italia Topolino apparve per la prima volta a fumetti il 30 marzo 1930, sul settimanale “Illustrazione del Popolo”, con la striscia disegnata da Ub Iwerks “Le avventure di Topolino nella giungla”.
Due anni dopo Topolino debuttò in formato giornale, edito da Nerbini, che tre anni dopo vendette il periodico alla Mondadori.
Superate le restrizioni imposte sotto il fascismo dal Minculpop, Topolino giornale ripartì nel dopoguerra.
Nel 1949 la trasformazione in albo tascabile, all’inizio mensile, già nel 1952 quindicinale, e settimanale dal 1960.
Come il suo predecessore, anche il libretto pubblicava solo storie americane.
Ma già negli albi del 1949, con la prima parodia disneyana, il capolavoro “L’Inferno di Topolino”, compaiono due eccelse firme italiane, lo sceneggiatore Guido Martina (che scrisse didascalie in terzine dantesche) e il disegnatore Angelo Bioletto.
Negli anni Cinquanta le firme americane furono gradualmente spodestate dai talenti italiani, una factory che fece scuola.
Nel 2013 l’albo tascabile italiano ha festeggiato il traguardo dei 3000 numeri con un numero doppio e 14 storie create dai più popolari disegnatori e sceneggiatori italiani del fumetto Disney, tra i quali Giorgio Cavazzano, Silvia Ziche, Tito Faraci, Francesco Artibani.
Protagonisti, come annunciava la copertina disegnata da Andrea Freccero, tutti i personaggi disneyani: l’eroe Topolino, volitivo, pieno di speranze e ingegno come i personaggi dei film di Frank Capra, proteso verso i più audaci obiettivi senza porsi limiti, conformista per molti, per i più perfetta rappresentazione del sogno americano; la sua eterna fidanzata Minnie, lo sconclusionato amico Pippo, la famiglia dei Paperi: Paperon De’ Paperoni, avaro di ascendenza dickensiana, lo sfigato e collerico “uomo medio” Paperino, la fidanzata Paperina contesa dal rivale fortunello Gastone, l’alternativo cugino Paperoga, e tutti gli altri, fino a Doretta Doremì, fiamma di Paperone ai tempi del Klondike.
Tutti i personaggi di Topolinia e Paperopoli sono entrati nell’immaginario collettivo di quattro generazioni di lettori, influenzandone il lessico e costruendo, specie per i più grandicelli, una buffa koinè e un patrimonio di ricordi comuni.
Un fenomeno non solo editoriale, che nell’epoca dei mezzi di comunicazione di massa ha alimentato la cultura pop, suscitando le riflessioni dei semiologi, tra i quali Antonio Faeti, autore nel 1986 per Einaudi del saggio “In trappola col topo (Una lettura di Mickey Mouse)”, in cui argutamente sottolineava come il geniale Walt Disney avesse rovesciato il “tòpos del topo”, da creatura pestifera e assassina a personaggio edificante e positivo.